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Gli effetti della Mindfulness sulla salute mentale di bambini e adolescenti

L’utilizzo della MBSR con bambini ed adolescenti

 

La mindfulness è stata definita come l’abilità di dirigere intenzionalmente l’attenzione sulle esperienze del momento presente con un atteggiamento di curiosità e accettazione. Gli interventi basati sulla consapevolezza sono stati sviluppati per migliorare il comportamento e portare ad una riduzione dei sintomi della psicopatologia.

In particolare, l’intervento per la riduzione dello stress basato sulla mindfulness (MBSR) è stato sviluppato per aiutare le persone a imparare ad affrontare e gestire la malattia, il dolore e lo stress.

Più di recente, l’attenzione si è rivolta ai vantaggi del suo utilizzo con bambini e adolescenti.

 

Quali sono i benefici principali della Mindfulness per i minori?

 

Esistono una serie di benefici nell’introdurre interventi basati sulla consapevolezza nei giovani, incluso il miglioramento delle abilità cognitive di base. Difatti, l’infanzia e l’adolescenza possono essere un momento particolarmente prezioso per praticare la mindfulness poiché l’autoregolazione e il funzionamento esecutivo si sviluppano notevolmente in questo periodo. Inoltre, l’adolescenza è un periodo vulnerabile per l’insorgenza di problemi di salute mentale, con circa il 50% di tutte le malattie mentali che si manifestano prima dei 14 anni. Poiché l’allenamento alla consapevolezza risulta efficace per la prevenzione delle ricadute depressive negli adulti è opportuno esplorare se questo possa anche prevenire la depressione o migliorare la salute mentale e il benessere dei giovani.

 

Uno studio conferma l’efficienza della MBSR

 

Una ricerca condotta da Darren L. Dunning e colleghi nel 2018 ha preso in esame 33 studi in cui sono stati coinvolti bambini e adolescenti al fine di valutare gli effetti della mindfulness su fattori cognitivi, comportamentali ed emotivi ed in particolare sulla consapevolezza, sul funzionamento esecutivo, sull’attenzione, sulla depressione, su ansia e stress e sui comportamenti negativi di soggetti in età scolare. I risultati hanno mostrato che l’MBSR porta a miglioramenti significativi nelle misure di consapevolezza, nelle funzioni esecutive e nell’attenzione.

L’età dei giovani ha significativamente moderato gli effetti dell’intervento sulle funzioni esecutive, con maggiori benefici associati all’età avanzata. È quindi possibile che gli adolescenti più grandi beneficino della mindfulness più dei bambini piccoli a causa di ciò che Roeser e Pinela (2014) descrivono come la “finestra di opportunità” di questa fase dello sviluppo. In effetti, il periodo tra i 14 ei 18 anni, a causa dell’elevata plasticità cerebrale, è visto come un momento chiave perché la consapevolezza sia efficace. Inoltre, questa finestra di età è anche caratterizzata da un aumento dell’autoriflessione, dall’assunzione di una prospettiva sociale e da un maggiore interesse nella comprensione di sé e degli altri.

La quantità di interventi sul singolo soggetto ha moderato significativamente il comportamento negativo dei giovani, dove un maggiore allenamento alla consapevolezza è stato associato a un minor numero di comportamenti negativi.

 

In conclusione, la MBSR può essere utilizzata per migliorare la salute mentale e il benessere dei giovani, sopratutto nella tarda adolescenza.

Affrontare i bisogni di salute mentale dei bambini e degli adolescenti è diventato un obiettivo crescente delle istituzioni scolastiche ed educative e la mindfulness sembra essere un metodo efficace per offrire un supporto e per migliorare la salute mentale e il benessere dei più giovani.

Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo del carico di lavoro, accompagnato da una crescente complessità delle dinamiche organizzative. I cambiamenti nei modelli produttivi, la pressione costante al raggiungimento degli obiettivi, la digitalizzazione e l’iperconnessione hanno trasformato radicalmente il modo di lavorare. Il tempo si contrae, le richieste aumentano, le pause si assottigliano e la disponibilità sembra dover essere continua.

In questo scenario, lo stress lavorativo è diventato una condizione sempre più pervasiva e normalizzata. La rilevanza di questo fenomeno non riguarda solo la salute psicofisica del singolo lavoratore, ma si estende all’intero sistema organizzativo. Gli effetti dello stress in ambito lavorativo si manifestano su più livelli: da un lato, generano disagi individuali come ansia, insonnia, irritabilità, fino a condizioni più strutturate come burnout e depressione; dall’altro, impattano direttamente su dinamiche aziendali, portando a fenomeni come l’assenteismo, il turnover, la riduzione della produttività e il deterioramento del clima interno.

Come confermato anche in una recente rassegna della letteratura scientifica di Menardo et al. (2022), lo stress legato al lavoro produce pertanto conseguenze tangibili sia per i soggetti singoli che per le organizzazioni. Per affrontarlo, si distinguono generalmente due tipi di intervento: gli interventi individuali mirano a rafforzare la capacità delle persone di fronteggiare lo stress, promuovendo strategie di coping e di resilienza personale, con l’obiettivo di modificare il modo in cui viene percepito e vissuto il potenziale stressor; gli interventi organizzativi, invece, agiscono sulle cause strutturali dello stress, modificando i fattori legati al contenuto del lavoro e al contesto in cui viene svolto, e richiedono una revisione più ampia delle dinamiche e della cultura aziendale (Menardo et al., 2022).

In entrambi i casi, ciò che si cerca è un cambiamento nella relazione con l’esperienza lavorativa: una diversa qualità dell’attenzione, una maggiore capacità di auto-regolazione, un modo più consapevole di stare dentro le pressioni quotidiane. È proprio in questa direzione che la mindfulness si rivela uno strumento potente e trasformativo.

In un contesto professionale sempre più orientato alla velocità, alla performance e al multitasking, la mindfulness si configura come una pausa intenzionale, uno spazio di consapevolezza all’interno della frenesia operativa. È un momento in cui l’attenzione si ancora al presente, sottraendosi alla frammentazione mentale generata da stimoli continui e richieste simultanee. In questa pausa, l’esperienza lavorativa può essere osservata con maggiore lucidità, e il rapporto con lo stress può cominciare a trasformarsi.

La mindfulness non interviene sulle variabili esterne come il carico di lavoro, le scadenze, i conflitti, ma sulla modalità con cui ci si relaziona a questi elementi. Invece di reagire automaticamente agli stimoli, si coltiva una risposta più consapevole, fondata sull’osservazione, la regolazione emotiva e la sospensione del giudizio. Questo cambiamento, all’apparenza sottile, produce effetti profondi sul benessere individuale e sulle dinamiche relazionali e organizzative.

Numerosi studi scientifici confermano che praticare regolarmente la mindfulness contribuisce in modo significativo alla riduzione dello stress percepito, al miglioramento dell’equilibrio emotivo e all’aumento della resilienza psicologica. Grazie alla mindfulness emerge una grande trasformazione soggettiva: il lavoratore mindful non è solo più calmo o rilassato, ma è più presente, concentrato, in grado di abitare il proprio ruolo con maggiore consapevolezza.

Un esempio concreto di efficacia della mindfulness in ambito lavorativo proviene da uno studio condotto da Yang, Tang & Zhou (2018), in cui un gruppo di infermieri psichiatrici è stato coinvolto in un intervento basato sul protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction). I risultati hanno evidenziato che, al termine del percorso, i partecipanti che avevano praticato mindfulness mostravano un miglioramento significativo della salute mentale generale, accompagnato da una riduzione dei livelli di ansia, depressione e stress lavorativo (Yang, Tang & Zhou, 2018).

Questo dato conferma come la mindfulness possa rappresentare uno strumento efficace anche in contesti professionali altamente complessi, promuovendo non solo un maggiore equilibrio psicologico individuale, ma anche una maggiore sostenibilità del lavoro stesso.

In ambienti ad alto impatto emotivo, la capacità di portare attenzione al momento presente si traduce in una maggiore stabilità interna e in una miglior gestione delle dinamiche quotidiane.

La mindfulness consente di riconoscere tempestivamente i segnali di sovraccarico e di prendere decisioni con maggiore chiarezza, anche in situazioni complesse.

Questa capacità è particolarmente preziosa in ambienti ad alta pressione, dove la reattività emotiva e la fretta decisionale possono compromettere tanto l’efficacia quanto le relazioni.

Coltivare la presenza mentale significa anche affinare l’ascolto, sviluppare empatia e ridurre i conflitti interpersonali, rendendo il contesto lavorativo più collaborativo e sostenibile.

Un ulteriore punto di forza della mindfulness è la sua adattabilità al contesto professionale, in quanto non richiede condizioni particolari, né tempi lunghi. È un modo diverso di essere presenti, che non implica rallentare il lavoro, ma lavorare con maggiore lucidità e connessione.

Non si tratta, dunque, di “fare mindfulness” come un’attività in più nella lista delle cose da svolgere, ma di portare una qualità mindful nel fare: attenzione, intenzionalità, apertura. Questo approccio, se sostenuto nel tempo, genera un cambiamento nella cultura lavorativa, promuovendo ambienti più consapevoli, etici e orientati alla cura, non solo alla prestazione.

 

– Yang, J., Tang, S., & Zhou, W. (2018). Effect of Mindfulness-Based Stress Reduction Therapy on Work Stress and Mental Health of Psychiatric Nurses. Psychiatria Danubina, 30(2), 189–196. 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29930229/

 – Menardo, E., Di Marco, D., Ramos, S., Brondino, M., Arenas, A., Costa, P., Vaz de Carvalho, C., & Pasini, M. (2022). Nature and Mindfulness to Cope with Work- Related Stress: A Narrative Review. International Journal of Environmental Research and Public Health, 19(10), https://doi.org/10.3390/ijerph19105948


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