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MINDFULNESS AND MEDITATION SUMMIT 2023

MINDFULNESS AND MEDITATION SUMMIT 2023

Rilievo internazionale alla pratica della Mindfulness: condividere conoscenze, espandere l’impatto

Il “Mindfulness and Meditation Summit”, tenutosi il 20-21 ottobre, ha rappresentato un passo significativo verso il riconoscimento e la diffusione di questa pratica, capace di trasformare la nostra salute mentale e fisica.

L’obiettivo principale dell’evento era quello di condividere conoscenze ed esperienze sulla pratica della Mindfulness e sulle sue applicazioni in ambito professionale, contribuendo così alla sua diffusione e crescita.

L’apertura dei lavori ha coinvolto il dott. Roberto Gavin, membro del Comitato Tecnico Scientifico di Federmindfulness nonché Psicologo, Psicoterapeuta, Mindfulness Professional Trainer; il dott. Gavin ha sottolineato l’importanza di dare rilevanza e scientificità alla Mindfulness in un periodo storico in cui sta avendo grande diffusione a diversi livelli e in diversi ambiti applicativi, ma in cui troppo spesso ci si approccia in modo superficiale e “leggero”, a partire dalla formazione. Sembra infatti diffuso un certo “business” nell’ambito della formazione in Mindfulness, che mira a vendere quantità di corsi a prezzi bassissimi, tramite canali di vendita inusuali, senza alcun riferimento ai docenti formatori, con rilascio di attestati senza validità, ma che fanno pensare di poter essere “insegnanti mindfulness” con il grande rischio di creare poi sfiducia nell’utenza che si affida a tali “facilitatori”.  Come ha detto il dott. Gavin “…questa commercializzazione ha potenzialmente danneggiato la percezione della mindfulness come un approccio serio e scientificamente validato. Quindi l’obiettivo principale del summit è promuovere una comprensione accurata delle pratiche di consapevolezza e mindfulness basata su una solida base scientifica. Questo lo facciamo riunendo esperti di fama mondiale che condivideranno le ultime scoperte e le migliori pratiche”.

La parola è poi passata al prof. Gioacchino Pagliaro (Psicologo e psicoterapeuta, Direttore dell’U.O.C. di Psicologia Clinica Ospedaliera dell’AUSL di Bologna, già Docente di psicologia clinica dell’Università di Padova), ideatore del protocollo ArmoniosaMente per l’applicazione della Mindfulness in cardiologia, oncologia e neurologia. Dall’alto della attività lavorativa e universitaria, il prof. Pagliaro ha portato testimonianza dell’applicazione del protocollo Armoniosamente in ospedale, sottolineandone la base scientifica e i risultati ottenuti.

Tra gli ospiti coinvolti nella prima giornata non si possono non citare Daniel Siegel e Caroline Welch del Mind Sight Institute in California, che hanno accettato subito con entusiasmo il nostro invito a prendere parte a questo importante evento. Il prof. Siegel, medico e psichiatra, docente di Psichiatria presso l’Università della California, neuroscienziato di fama internazionale, è noto a livello mondiale per le sue ricerche in merito all’applicazione della mindfulness in ambito clinico e non solo. Questi esperti hanno condiviso le loro conoscenze e le loro esperienze, con momenti didattici alternati a pratiche dirette: un’occasione unica per meditare assieme a giganti della Mindfulness. Secondo i suoi ultimi studi, sia le prospettive biologiche sia quelle fisiche suggeriscono che la prospettiva umana di un “Sé solitario, separato”, rinforzata dal messaggio della cultura moderna, potrebbe essere solo una parte di una più ampia visione della profondamente connessa natura della realtà e realtà della natura; possiamo pensare che una parte del viaggio in avanti per l’umanità su questo prezioso pianeta sia di espandere la nostra coscienza ed integrare la nostra identità – con pratiche come la mindfulness – per abbracciare una visione più ampia su chi siamo veramente. Per molti aspetti, siamo eventi più simili a verbi INTRAconnessi piuttosto che semplici entità separate simili a sostantivi. Il termine simbolico MOI integra l’aspetto interiore di un “me” con l’aspetto interconnesso delle nostre vite come “noi” per formare l’identità intraconnessa del MOI.

La seconda giornata dell’evento è stata dedicata a sessioni parallele, incentrate su due diverse aree di applicazione della Mindfulness: quella clinica e quella del benessere. Questa divisione ha permesso ai partecipanti di concentrarsi sugli aspetti che più li interessavano e di esplorare dettagliatamente le applicazioni pratiche della Mindfulness nei rispettivi campi. Inoltre, le sessioni parallele sono state registrate per permettere a tutti di rivedere anche gli interventi delle sessioni non seguite in diretta.

Nell’area clinica si sono alternati gli interventi di ospiti quali il prof. Franco Fabbro (Medico, Neurologo e accademico), il prof. Alberto Chiesa (Medico Chirurgo, Psichiatra e Psicoterapeuta, Mindfulness Professional Trainer), la dott.ssa Francesca Sireci (Psicologa, Psicoterapeuta, Mindfulness Professional Trainer), la dott.ssa Loredana Buonaccorso (Psicologa e Psicoterapeuta), la dott.ssa Ambra Mara Giovannetti (Psicologa e Psicoterapeuta) e la dott.ssa Elena Luisetti (Psicologa, Psicoterapeuta, Mindfulness Professional Trainer, Supervisore AIAMC). Da citare sicuramente la straordinaria testimonianza del prof. Franco Fabbro, che ha portato un’attenta analisi basata su studi recenti in merito alla correlazione tra esperienze religiose, meditazione e neuroscienze. Si sono susseguite poi testimonianze sull’efficacia, ormai scientificamente provata, dell’efficacia della mindfulness nel migliorare il benessere e mitigare gli effetti di situazioni patologiche in ambiti quali l’oncologia (approfondito con la dott.ssa Buonaccorso), la neurologia (affrontata sia dalla dott.ssa Sireci che dalla dott.ssa Giovannetti, che ha approfondito l’analisi dal punto di vista della sclerosi multipla), la depressione (studiata dalla dott.ssa Luisetti) e la psicosi (con la testimonianza del dott. Chiesa).

Nell’area del benessere abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter ascoltare le parole sempre profonde di Geshe Tenzin Tempel, monaco buddhista di fama internazionale, che ha portato la propria testimonianza sulla filosofia che sottende la pratica della mindfulness. Gli altri interventi della mattinata hanno visto l’applicazione della Mindfulness in ambito sportivo, con il contributo della dott.ssa Greta Gschwentner (Psicologa, Psicologa, Mindfulness Professional Trainer), l’analisi del rapporto tro mindfulness e sessualità, con il prof. Carlo Di Berardino (Psicologo, Psicoterapeuta, Mindfulness Professional Trainer, Direttore del Centro di Psicologia Clinica e la scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale a Pescara), e l’attenta riflessione sul rapporto mente-emozioni-corpo visto con lo sguardo attento del dott. Nitamo Montecucco (Medico, ricercatore in neuroscienze, docente di neuropsicosomatica, Presidente dell’associazione APS “Villaggio Globale”).

Nel pomeriggio, tutti i partecipanti si sono ritrovati per partecipare a workshop interattivi e laboratori pratici. Michele Bovo ci ha fatto immergere in un’esperienza di pratica del respiro davvero profonda, frutto di lunghi anni di esperienza nel campo; Bovo è Insegnante di Meditazione Vipassana, Mindfulness Professional Trainer, ideatore del metodo Of Breath and Mind. Franco Cucchio (Presidente del Centro per la Mindfulness Motus Mundi, e docente di Mindfulness presso il Master Universitario di Udine “Meditazione e Neuroscienze”) ha portato la propria testimonianza di come la Mindfulness sia entrata nella sua vita in un momento complicato e sia rimasta come valore fondante della sua quotidianità; ci ha poi regalato preziosi momenti di pratica meditativa. Silvia Bianchi (Psicologa, Psicoterapeuta, Mindfulness Professional Trainer, docente di mindfulness presso la Facoltà di Medicina di Firenze e la Facoltà di Medicina di Torino, esperta di Mindfulness and Compassion) ha poi approfondito il concetto di Compassion, come valore fondamentale nella pratica della Mindfulness e nella vita quotidiana.

Questi momenti hanno offerto un’opportunità unica per approfondire la comprensione della Mindfulness attraverso l’esperienza diretta.

Ha chiuso poi il Summit il prof. Daniel Siegel, con un altro laboratorio di mindfulness, con l’augurio che eventi come questo vengano ripetuti più spesso per dare alla Mindfulness la giusta riconoscenza e importanza, in un mondo sempre più frenetico in cui spesso si è persa la cura del sé profondo e dell’altro.

In definitiva, il “Mindfulness and Meditation Summit” è stato un evento straordinario per conoscere i migliori esperti del settorecondividere conoscenze ed esperienze e migliorare le competenze nella pratica della Mindfulness. Questo summit ha dimostrato che la Mindfulness non è solo una tendenza passeggera, ma una pratica potente e sostenibile che può migliorare la qualità della vita delle persone.

Per chi si fosse perso questo evento unico, è possibile usufruire delle registrazioni fatte all’intero Summit; è sufficiente contattarci alla mail: info@federmindfulness.it

Ringraziamo ancora tutti i partecipanti, che speriamo di ritrovare al prossimo evento che stiamo già organizzando!

Federazione Italiana Mindfulness

Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo del carico di lavoro, accompagnato da una crescente complessità delle dinamiche organizzative. I cambiamenti nei modelli produttivi, la pressione costante al raggiungimento degli obiettivi, la digitalizzazione e l’iperconnessione hanno trasformato radicalmente il modo di lavorare. Il tempo si contrae, le richieste aumentano, le pause si assottigliano e la disponibilità sembra dover essere continua.

In questo scenario, lo stress lavorativo è diventato una condizione sempre più pervasiva e normalizzata. La rilevanza di questo fenomeno non riguarda solo la salute psicofisica del singolo lavoratore, ma si estende all’intero sistema organizzativo. Gli effetti dello stress in ambito lavorativo si manifestano su più livelli: da un lato, generano disagi individuali come ansia, insonnia, irritabilità, fino a condizioni più strutturate come burnout e depressione; dall’altro, impattano direttamente su dinamiche aziendali, portando a fenomeni come l’assenteismo, il turnover, la riduzione della produttività e il deterioramento del clima interno.

Come confermato anche in una recente rassegna della letteratura scientifica di Menardo et al. (2022), lo stress legato al lavoro produce pertanto conseguenze tangibili sia per i soggetti singoli che per le organizzazioni. Per affrontarlo, si distinguono generalmente due tipi di intervento: gli interventi individuali mirano a rafforzare la capacità delle persone di fronteggiare lo stress, promuovendo strategie di coping e di resilienza personale, con l’obiettivo di modificare il modo in cui viene percepito e vissuto il potenziale stressor; gli interventi organizzativi, invece, agiscono sulle cause strutturali dello stress, modificando i fattori legati al contenuto del lavoro e al contesto in cui viene svolto, e richiedono una revisione più ampia delle dinamiche e della cultura aziendale (Menardo et al., 2022).

In entrambi i casi, ciò che si cerca è un cambiamento nella relazione con l’esperienza lavorativa: una diversa qualità dell’attenzione, una maggiore capacità di auto-regolazione, un modo più consapevole di stare dentro le pressioni quotidiane. È proprio in questa direzione che la mindfulness si rivela uno strumento potente e trasformativo.

In un contesto professionale sempre più orientato alla velocità, alla performance e al multitasking, la mindfulness si configura come una pausa intenzionale, uno spazio di consapevolezza all’interno della frenesia operativa. È un momento in cui l’attenzione si ancora al presente, sottraendosi alla frammentazione mentale generata da stimoli continui e richieste simultanee. In questa pausa, l’esperienza lavorativa può essere osservata con maggiore lucidità, e il rapporto con lo stress può cominciare a trasformarsi.

La mindfulness non interviene sulle variabili esterne come il carico di lavoro, le scadenze, i conflitti, ma sulla modalità con cui ci si relaziona a questi elementi. Invece di reagire automaticamente agli stimoli, si coltiva una risposta più consapevole, fondata sull’osservazione, la regolazione emotiva e la sospensione del giudizio. Questo cambiamento, all’apparenza sottile, produce effetti profondi sul benessere individuale e sulle dinamiche relazionali e organizzative.

Numerosi studi scientifici confermano che praticare regolarmente la mindfulness contribuisce in modo significativo alla riduzione dello stress percepito, al miglioramento dell’equilibrio emotivo e all’aumento della resilienza psicologica. Grazie alla mindfulness emerge una grande trasformazione soggettiva: il lavoratore mindful non è solo più calmo o rilassato, ma è più presente, concentrato, in grado di abitare il proprio ruolo con maggiore consapevolezza.

Un esempio concreto di efficacia della mindfulness in ambito lavorativo proviene da uno studio condotto da Yang, Tang & Zhou (2018), in cui un gruppo di infermieri psichiatrici è stato coinvolto in un intervento basato sul protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction). I risultati hanno evidenziato che, al termine del percorso, i partecipanti che avevano praticato mindfulness mostravano un miglioramento significativo della salute mentale generale, accompagnato da una riduzione dei livelli di ansia, depressione e stress lavorativo (Yang, Tang & Zhou, 2018).

Questo dato conferma come la mindfulness possa rappresentare uno strumento efficace anche in contesti professionali altamente complessi, promuovendo non solo un maggiore equilibrio psicologico individuale, ma anche una maggiore sostenibilità del lavoro stesso.

In ambienti ad alto impatto emotivo, la capacità di portare attenzione al momento presente si traduce in una maggiore stabilità interna e in una miglior gestione delle dinamiche quotidiane.

La mindfulness consente di riconoscere tempestivamente i segnali di sovraccarico e di prendere decisioni con maggiore chiarezza, anche in situazioni complesse.

Questa capacità è particolarmente preziosa in ambienti ad alta pressione, dove la reattività emotiva e la fretta decisionale possono compromettere tanto l’efficacia quanto le relazioni.

Coltivare la presenza mentale significa anche affinare l’ascolto, sviluppare empatia e ridurre i conflitti interpersonali, rendendo il contesto lavorativo più collaborativo e sostenibile.

Un ulteriore punto di forza della mindfulness è la sua adattabilità al contesto professionale, in quanto non richiede condizioni particolari, né tempi lunghi. È un modo diverso di essere presenti, che non implica rallentare il lavoro, ma lavorare con maggiore lucidità e connessione.

Non si tratta, dunque, di “fare mindfulness” come un’attività in più nella lista delle cose da svolgere, ma di portare una qualità mindful nel fare: attenzione, intenzionalità, apertura. Questo approccio, se sostenuto nel tempo, genera un cambiamento nella cultura lavorativa, promuovendo ambienti più consapevoli, etici e orientati alla cura, non solo alla prestazione.

 

– Yang, J., Tang, S., & Zhou, W. (2018). Effect of Mindfulness-Based Stress Reduction Therapy on Work Stress and Mental Health of Psychiatric Nurses. Psychiatria Danubina, 30(2), 189–196. 

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29930229/

 – Menardo, E., Di Marco, D., Ramos, S., Brondino, M., Arenas, A., Costa, P., Vaz de Carvalho, C., & Pasini, M. (2022). Nature and Mindfulness to Cope with Work- Related Stress: A Narrative Review. International Journal of Environmental Research and Public Health, 19(10), https://doi.org/10.3390/ijerph19105948


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